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Poco tempo appresso formosi in Roma l'accademia della Virtù fondata da Claudio Tolomei sotto la protezione del card. Ippolito de' Medici. Ne párla il Contile nelle sue Lettere, e nomina i principali accademici, cioè il Molza, il Longhena spagnuolo, il Cincio fiammingo medico di Margarita d' Austria, il Filandro francese, Marcantonio Flaminio, Francesco Atestini da Fabbriano, e il Tolomei, e dice che solean radunarsi in

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due giorni di ciascheduna settimana, e che il loro principale esercizio era la spiegazione di Vitruvio (t. I, p. 19). Più spesso ancora ne parla Annibal Caro, il quale descrive le feste che vi si celebravano, singolarmente nel carnevale, quando eleggevasi un re, il quale doveva imbandire agli accademici una cena, e al fin di essa ognun dovea presentargli qualche ridicolo donativo, e recitare a proposito di esso un poetico componimento (Caro Lett. famil. t. 1, lett. 16). Leggiadra è un'altra lettera del medesimo Caro a m. Gianfrancesco Leoni che l'an. 1538 era stato eletto re di quell'accademia; perciocchè egli scherza piacevolemnte con lui sul gran naso che gli ornava il volto, e in lode di cui scrisse lo stesso Caro la Diceria dei Nasi. Questi academici solean prendere il titolo di Padri, come raccogliesi da molti passi delle lettere di quei tempi. Sembra che una tale adunanza avesse assai breve vita, poichè il Caro, in una su lettera dello stesso anno 1538, il Regno della Virtù, dice, è sbandato (ivi lett. 20). Ella nondimeno durava ancora nel 1540, come ricaviam da una lettera dello stesso autore che scrivendo da Forli al Leoni, scusatemi, gli dice, col Re passato, adorate la maestà del futuro, e raccomandatemi a tutti i Padri virtuosi, e sopra tutti al Padre Molza, ed a voi (ivi lett. 73). È probabile però, ch'essa si disciogliesse circa quel tempo, e che ad essa fosse sostituira quello dello Sdegno, la quale certamente già era formata nel 1541. Trifone Benzi, in una lettera al Atanagi de' 10 di febbraio del detto anno, cosí scrive:

Mi raccomando a voi, al Sig. Molza, al Sig. Tolomei, al Sig. Arcisdegnaro, al Sig. Segretario, al Sig. Cencio, al Sig. Poggio, et a tutta l'honorarissima compagnia di quel nobile et leggiadro Sdegno (Atanagi Lett. fucete p. 274); e in altra de 19 el medesimo mese: Che f a M. Marco Manilio? Che l'unico M. Don Giulio Miniatore? Come si portano i miei Signori Sdegnati, et particolarmente il Principe Spica, e il Segretario Palatino? ec. (ivi. p. 375),,.

Allo stesso Tommao Spica Principe dell'Accademia dell Sdegno scrive un'altra lettera il medesimo Benzi a' 19 di giugno del detto anno (ivi. p. 377).