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I numerosi disegni da lui [= Giovan Battista da Sangallo – B.K.] aggiunti in tempi diversi sono difficilmente data-

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bili. a differenza dei manoscritti della sua traduzione del testo che, per una particolarità grafica, non devono essere anteriori alla fine degli anni trenta [FN 13: Nei manoscritti della traduzione è presente la e iniziale di «ℇ» che compare solo verso la fine degli anni '30 nelle numerose Misure e stimate, datate, che Giovan Battista ha eseguito per la Fabbrica di San Pietro.] Alcuni indizi fanno tuttavia ritenere che, almeno in parte, siano delineati sull' incunabolo negli stessi anni nei quali egli copia in pulito la sua traduzione del De architectura, Antonio [= da Sangallo il Giovane – B.K.] ne aggiorna la propria prefazione (1539) e Claudio Tolomei dà un nuovo impulso agli studi vitrviani (interno al 1541) [FN 14: Sulla prefazione di Antonio da Sangallo il Giovane: Giovannoni, Antonio da Sangallo cit. pp. 395-97 e P. Barocchi (a cura di), Scritt d'arte del Cinquecento, Milano-Napoli 1966, III, pp. 3028-31. Sul Tolomei cfr. paragrafo 9.] È comunque estremamente improbabile che i disegni risalgano a tempi precedenti l'inizio della progettazine de Palazzo Farnese, quando Giovan Battista aveva meno diciotto anni [FN 15: G. Battista era nato nel 1496: voce su Cordini, G. Battista in Dizionario Biografico degli Italiani, XXIX, p. 23]. Mentre il palazzo è in costruzione, quindi, egli non riproduce un tipo ideale cui si era ispirato il fratello, né tanto meno si attiene alla lettera del trattato, ma parte da un adattata però all'uso attuale, con inevitabili arbitrî e deroghe al testo, primo fra tutti la sostituzione, nel cortile, di pilastri alle colonne descritte da Vitruvio. Nello stesso tempo, cosí facendo, Battista dà la migliore conferma che l'intento del fratello in Palazzo Farnese era quello di ricreare in ogni aspetto un'opera vitruviana.

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